CORONAVIRUS
SIAMO VITTIME
del nostro cervello
CORONAVIRUS: Gli italiani sono vittime…
"98 su 100 guariscono." Quindi il coronavirus non è pericoloso.
del proprio cervello
FALSO.
"La comune influenza fa 8mila vittime all'anno in Italia. Il Covid-19 per ora poco più di 100". Quindi il coronavirus non è pericoloso. FALSO.
Ad essere falsi non sono i dati, ma l'interpretazione che ne viene fatta.

Siamo vittime del nostro stesso cervello. Vittime del PREGIUDIZIO COGNITIVO (Trad: Cognitive Bias).

I pregiudizi cognitivi avvengono quando ci affidiamo a scorciatoie mentali: le euristiche. Il ragionamento umano fa ampio impiego di euristiche, scorciatoie di pensiero e modalità rapide e intuitive che esulano dal ragionamento logico. Ciò che rende questi stili di pensiero disfunzionali non è la loro presenza, ma la loro rigidità e inflessibilità.

Le stesse scorciatoie mentali utili per non sovraccaricare il nostro cervello di informazioni, ci portano a generalizzare con stereotipi. Fino a pochi giorni fa non era raro assistere in Italia a episodi di razzismo come questo ai danni di un bambino che la Cina probabilmente nella sua vita l'ha vista solo in una cartina geografica:
Esempio di discriminazione razziale avvenuta in Italia durante il Coronavirus
Solo pochi giorni dopo noi Italiani siamo finiti dall'altra parte del pregiudizio cognitivo e ora lamentiamo giustamente di essere additati genericamente dal mondo intero come portatori di malattia.

Capire come funzionano i processi mentali che portano a queste aberrazioni, ci permette di imparare a riconoscerle e disinnescarle la prossima volta che le incontriamo.

Ma prima di addentrarci in cosa sia un pregiudizio cognitivo, perché lo attuiamo e di quali pregiudizi siamo vittime nel caso del Coronavirus, partiamo dai dati oggettivi.

Dopo averli stabiliti capiremo perché e come vengono storpiati dal nostro cervello.
I dati
98 persone su 100 guariscono dal Covid-19, significa che la mortalità è del 2%. Il dato varia: attualmente in Italia la percentuale è oltre il 3%. Ma globalmente questo è il tasso di mortalità medio.

Basso? Alto? Preso da solo vuol dire poco, quindi deve essere comparato con un dato certo: il tasso di mortalità dell'influenza. Che è di 0,1%

(nota: sia per l'influenza sia per il coronavirus, sono contate anche le morti in cui coesistono altre patologie, e sono contate le morti per ogni fascia di età)

Quindi il Covid-19 uccide 20 volte di più dell'influenza, che a sua volta è una delle tre maggiori cause di morte per infezione virale (preceduta solo da AIDS e tubercolosi).

E cosa dire degli 8mila decessi per influenza all'anno in Italia rispetto agli attuali 100 decessi per Covid-19?

I due dati non sono comparabili, perché manca il bacino totale per entrambi. Eccolo:
L'inflenza colpisce ogni anno il 10–20% della popolazione italiana
Il Covid-19 ha per ora colpito poco più di 3 mila persone.

Da questo, con una semplice proporzione, si capisce che se il Covid-19 non viene contenuto e, propagandosi liberamente, raggiunge la stessa percentuale di italiani, allora i morti per Coronavirus saranno 160mila (8mila * 20).

Manca ancora un dato per il quadro completo: la viralità. Ossia quante nuove persone vengono infettate da ogni paziente prima che il virus scompaia dal paziente stesso. Da questo dato si capisce quanto velocemente si diffonda il virus.
I dati sul Covid-19 non sono definitivi, ma la viralità misurata finora è R0 = 2.5 (ogni paziente propaga il virus in media ad altre due persone e mezza)
La viralità dell'influenza è R0 = 1.3

Quindi il Covid-19 se libero di propagarsi, potrebbe potenzialmente contagiare un numero di persone ancora maggiore, e in meno tempo, rispetto all'influenza.

Un ulteriore dato peggiora il rischio di propagazione: il virus è spesso asintomatico e in molti casi ha periodi di incubazione di 14 giorni o più. Il che vuol dire che c'è la possibilità di trasmissione dell'infezione tra soggetti ignari e privi di alcun sintomo. Quindi quando all'interno di una comunità compaiono i primi sintomi nei primi soggetti, probabilmente il virus è già ampiamente diffuso nella comunità perché ha avuto due settimane per propagarsi inosservato.

Questi dati visti nel loro insieme, portano ad una conseguenza logica:
il virus deve essere contenuto, rallentato, perché se il numero di contagiati è distribuito nel tempo, si limita l'effetto tsunami sulle strutture ospedaliere.
il numero di casi delle due curve è lo stesso, ma rallentando la diffusione, i casi sono maggiormente distribuiti
Pregiudizi Cognitivi
I dati che abbiamo appena ripassato sono accessibili pubblicamente.
Allora perché così spesso, così tanti di noi li storpiano o non li considerano?

Ti presento.. i Pregiudizi Cognitivi.
Se la nostra mente dovesse elaborare con lo stesso grado di attenzione ogni problema che le viene sottoposto, verremmo quotidianamente sopraffatti dallo stress cognitivo.

Per ovviare a questo problema, il cervello si è adattato utilizzando scorciatoie di ragionamento che spesso rappresentano un'approssimazione sufficiente per consentirci di vivere e moltiplicarci.

A volte però purtroppo queste scorciatoie, come nel caso del Coronavirus, ci portano a madornali errori di valutazione.

Vediamo quali pregiudizi stiamo attivando in risposta all'incertezza del Coronavirus.
1 — La prima sfida cognitiva: "NON CAPISCO!"
Avviene quando non comprendiamo il senso di ciò che accade, la scorciatoia che applichiamo ci porta a:
inventare le informazioni mancanti e generalizzare
a — Semplifichiamo le probabilità e i numeri per poterle visualizzare più facilmente.
Nel caso del Coronavirus, come abbiamo visto sopra, leggiamo, condividiamo e valutiamo solo una parte dei numeri, arrivando a trarre conclusioni opposte a quelle reali. Questo ci porta erroneamente a pensare che il Covid-19 non sia più pericoloso di una banale influenza.

b — Riempiamo i vuoti informativi con nostri stereotipi, generalizzazioni, e storie di esperienze vissute.
Quando il virus era ancora confinato in Cina (o così si pensava che fosse), noi italiani generalizzavamo il rischio di contagio associandolo a chiunque fosse di etnia Cinese. Anche se questa persona non era stata in Cina negli ultimi mesi. L'ironia della sorte -o forse proprio la conseguenza di questo pregiudizio cognitivo- ha voluto che il contagio fosse portato in Italia da un Italiano di ritorno da un viaggio di lavoro in Cina (NB: al momento questa è un'ipotesi non confermata).

c — Il nostro cervello applica storie e aneddoti al resto del mondo, nonostante l'assenza di dati a supporto.
Nel caso del Coronavirus ogni storia che sentiamo da TV o giornali di una persona guarita ci fa pensare che la situazione stia migliorando, quando in realtà questa storia non dovrebbe avere alcun valore nella nostra valutazione del rischio personale e comunitario. Ciò che conta è unicamente il tasso di mortalità, non i casi singoli.

d—Consideriamo più importanti le cose e le persone che ci sono familiari rispetto a quelle che consideriamo estranee.
Prima "Tanto uccide solo la gente in Cina" e poi "Tanto uccide solo gli anziani". Noti anche tu come per convivere con la paura, cerchiamo di allontanare la percezione del rischio dalla nostra sfera familiare? E lo facciamo fino all'ultimo momento.
2 —La seconda sfida cognitiva: "NON HO TEMPO!"
Avviene quando abbiamo l'impressione che non ci sia abbastanza tempo per ragionare, la scorciatoia che applichiamo ci porta a:
scegliere l'opzione familiare e più fattibile
a — Preferiamo ciò che è immediato, vicino, noto, rispetto a ciò che è distante fisicamente e temporalmente.
I primi giorni di quarantena in Italia sono stati segnati dalla percezione "che razza di misure esagerate!" perché ciò che è noto, immediato per ognuno di noi è che perdiamo fatturato, perdiamo occasione di andare ad eventi, palestra, viaggiare… Il contagio e il collasso del sistema sanitario sono più distanti rispetto a questa conseguenza immediata. Quindi sono difficili da visualizzare come priorità. La conseguenza della quarantena nella nostra vita di ogni giorno è disagio e vediamo solo quello.

b — Vogliamo mantenere la nostra autonomia e status, ed evitare decisioni irreversibili.
Anche quando realizziamo che il Covid-19 è un rischio concreto, ci è comunque difficile cambiare le nostre abitudini se non è qualcun'altro a imporcelo. Se smetto di andare ad eventi affollati, se non partecipo a quella riunione, se inizio a lavorare da casa… Cosa diranno gli altri di me? Quali opportunità perdo? Quanto tempo dovrò continuare a limitare la mia vita? E allora, pur sapendo che sarebbe necessario cambiare abitudini, non lo facciamo.

c — Preferiamo ciò che sembra semplice o su cui abbiamo maggiori informazioni rispetto a ciò che sembra ambiguo o complesso.
A causa di questa scorciatoia mentale, tu e pochissimi altri state leggendo questa riga di testo cercando di comprendere come applicarla positivamente alla vostra vita. Piuttosto di leggere articoli complessi, preferiamo ascoltare brevi e semplici frasi che ripetiamo senza averne mai verificato la veridicità.
3—La terza sfida cognitiva: "TROPPE INFORMAZIONI!"
Avviene quando siamo bombardati da troppe informazioni, la scorciatoia che applichiamo ci porta a:
notare solo una parte delle informazioni
a — Notiamo di più le cose che confermano ciò che in questo momento occupa i nostri pensieri.
Dai, permettimi un'eccezione. Questo pregiudizio cognitivo mi piace rappresentarlo con qualcosa di più mondano :)
Ti è mai successo di comprare un modello di automobile e poi iniziare a notarla ovunque? Anche a me. Idem succede con vestiti, canzoni, destinazioni di vacanze... Ci piace pensare di essere razionali, ma non lo siamo. Per niente.
b —Notiamo maggiormente il cambiamento se osserviamo un incremento o decremento rispetto a un semplice cambio di stato.
Soprattutto quando dobbiamo dare un senso a tanti numeri, abbiamo bisogno di grafici come questo.
c — Siamo attirati dai dettagli che confermano le nostre idee e tendiamo a ignorare i dettagli che le contraddicono.
Quando riesco a ricordarmi di essere anche io vittima di questo pregiudizio, mi stupisco di come io legga le notizie più per confermare l'idea che già mi ero fatto sull'argomento, che per informarmi.
In questi giorni c'è chi ascolta e legge solo aneddoti e numeri di chiusure di scuole e aziende, confermando il proprio panico interiore "è una pandemia, moriremo tutti!".
E c'è chi ha già deciso che "tutta sta storia è tanto rumore per nulla" e legge e ricorda solo storie di guariti e di Paesi che ancora vivono nella normalità.
4—La quarta sfida cognitiva: "COS'E' IMPORTANTE?"
Avviene quando non siamo sicuri di cosa sia importante conoscere o ricordare, la scorciatoia che applichiamo ci porta a:
scegliere solo ciò che ci sembra importante
a — Registriamo i ricordi in modo differente in base alle condizioni in cui li abbiamo percepiti e cos'era importante per noi in quel momento.
Hai un'azienda? Probabilmente la tua memoria delle prime notizie del contagio in Italia è focalizzata sulla restrizioni imposte del governo italiano. Sei una donna in gravidanza o una neo-mamma? Probabilmente la tua memoria di quei primi giorni è focalizzata sul rischio per la salute tua e dei tuoi cari.

b — Modifichiamo o rinforziamo i nostri ricordi a posteriori, spesso cambiando dettagli o iniettandone di nuovi.
Sul coronavirus ho avuto fin dall'inizio l'opinione che ho oggi.
No. Non è vero.
La mia opinione si è evoluta man mano che il fatto diventava più concreto nella mia vita di ogni giorno.
Ma ho modificato la mia memoria di ciò che lessi due mesi fa e di ciò che pensavo, per riflettere ciò che penso ora.

c —Riduciamo eventi e liste ad alcuni elementi chiave che scegliamo e usiamo per rappresentare i restanti.
Codogno e Lodi sono due nomi che resteranno a lungo nella nostra memoria. I comuni della zona rossa nei primi giorni di quarantena in Italia sono 10. Ma uno o due sono i nomi che chiunque ricorda.
Per la gran parte di noi non ha alcuna conseguenza. Ma chi viene da quei due comuni ed è il ricevente di questo pregiudizio, subirà lungo tempo dopo la fine dell'epidemia le conseguenze di essere eletto a "rappresentante" del contagio.
NOTA BENE: Non ho elencato tutti i pregiudizi cognitivi esistenti. Ho selezionato solo quelli per cui ho notato in questi giorni esempi chiari applicati a me o alle persone che conosco.
La lista completa si trova nel libro "Pensieri Lenti e Veloci" che ho linkato a fondo pagina.
In conclusione
Nessuno di noi può sapere con certezza ciò che accadrà nel prossimo periodo. I dati che abbiamo finora potrebbero cambiare. Le quarantene e/o il periodo estivo potrebbero rallentare o fermare il contagio. Ad oggi però i dati parlano chiaro. Questa è un'emergenza. E tutti noi fronteggeremo un periodo difficile per le conseguenze economiche, comunitarie e sanitarie.

La nostra reazione di negazione dell'emergenza è naturale. Pur conoscendo i pregiudizi cognitivi, continueremo a cascarci. Fa parte della biologia del nostro corpo.

Invito però me stesso e te che leggi, a fermarci un attimo e quotidianamente chiederci se, almeno per temi importanti come questo del Coronavirus, le scorciatoie mentali non ci stiano portando a fare macro errori che potrebbero costarci caro.

Non puoi cambiare ciò che ti succede nella vita, ma puoi certamente cambiare come reagisci a ciò che ti accade.

Approfittiamone per imparare a conoscere noi stessi ed essere pronti al prossimo "cigno nero" (=evento destabilizzante fuori dal comune).

Se vuoi approfondire i temi cognitivi che ho toccato in questo articolo, ti consiglio i seguenti libri:





PS:
io mi occupo di marketing, non di pandemie. Di solito per me "virale" è una parola positiva. I pregiudizi cognitivi di cui abbiamo appena parlato li utilizzo nelle strategie di marketing digitale. Grazie agli esperimenti e dati che ho raccolto negli anni, ho creato una mia formula di inbound marketing che chiamo le "6C" per comunicare. La trovi a questo indirizzo: https://fedev.it/#6c